Il falso scoop della telefonata registrata e fatta girare ad arte, l’assenza di qualsiasi reato o violazione regolamentare: riportiamo le cose alla realtà, restituiamo al numero uno del calcio a cinque italiano i meriti e il valore che ha sempre dimostrato con i fatti.
Dopo il clamore suscitato nei giorni precedenti, per uno scandalo che scandalo non è e per un caso che tutto è meno ciò che si è voluto far credere, finalmente si torna a parlare di un presidente giovane e di qualità nei termini più opportuni.
Parliamo del Presidente della Divisione Calcio a 5 Andrea Montemurro, uno dei più giovani massimi dirigenti sportivi della storia, un manager preparato e che evidentemente dà fastidio a qualcuno per le sue note e riconosciute capacità. Parliamo di un presidente che è anche Consigliere Nazionale della F.I.G.C., della L.N.D. e membro della consiglio UEFA.
E allora eccolo il “fattaccio”, il “dispetto” che gli è stato rivolto per provare a metterlo in cattiva luce. Ecco l’audio rubato, una telefonata fatta girare ad insaputa del dottor Montemurro, evidentemente e palesemente creata ad arte per potergli creare problemi e nient’altro.
Tanto che nell’ascoltare più volte l’audio del cosiddetto “Sexgate del calcio a 5”, il massimo che possa capitare è di mettersi a sorridere. La proposta di un dirigente di un club del litorale pontino laziale, in cambio di una presunta informazione sensibile, è di premiare con l’offerta di una “gentile compagnìa femminile” il presidente. Due cose fondamentali: intanto la presunta informazione riservata era già stata decisa ed era diventata di dominio pubblico prima della telefonata tra i due. Secondo, non c’è alcun reato, né alcuna conferma da parte del presidente Montemurro di accettare quella famigerata proposta montata ad arte. Tanto che il presidente, dopo secondi di incertezza e una mezza risposta di compiacimento buttata lì al suo interlocutore, torna a parlare del suo sport immediatamente, taglia corto e passa oltre, perché il vero contenuto della telefonata è per lui il calcio a 5, non altro. Dove starebbe il reato o la violazione regolamentare? Risposta semplice, da nessuna parte.
Si capisce bene, forte e chiaro, che il presidente Montemurro non vìola alcuna regola e che il suo atteggiamento è immediatamente sorpreso, tanto da restare interdetto, di fronte alle parole di quel dirigente. La “trappola” è evidente e lo scandalo vero è che una telefonata privata diventi di dominio pubblico in questa maniera, con l’obiettivo mirato di screditare una persona e la sua professionalità. Quella di un presidente, Andrea Montemurro, che negli anni ha fatto tantissimo per il bene del calcio a 5, per la sua crescita e il suo sviluppo. E siccome l’Italia è il paese dei falsi scoop, dei titoloni ad effetto e dello “sbatti il mostro in prima pagina”, anche se mostro non è, nei giorni successivi alla divulgazione di quella telefonata, abbiamo letto solo titoli a nove colonne, tutti a gridare allo scandalo che scandalo non è.
Il caso è tale solo per i media, che cavalcano scoop e falsi scoop e vivono per attirare lettori per evidenti ragioni di vendita. Chi vive nella comunicazione, sa come funzionano (purtroppo) certi meccanismi. A smontare ancora di più la vicenda sono arrivate le dichiarazioni postume del dirigente del club del litorale pontino in questione, che ha ammesso proprio in un’intervista ad un quotidiano nazionale la sua leggerezza (per usare un eufemismo): “Sono stato un cxxxxxxx, mi sono sparato una cosa che non ero nemmeno in grado di fare. Ma non c’è alcuna irregolarità, ho ricevuto notizia di una cosa già decisa”. Quindi, dove sarebbe lo scandalo? Di cosa si è parlato per qualche ora? Del nulla assoluto. Ci si dovrebbe indignare realmente per la telefonata privata fatta girare ad arte (quello sì, è prefigurabile come reato, un fatto poco chiaro e regolare), non per il suo contenuto. Si è trattato di una pugnalata alle spalle al presidente Montemurro, un colpo basso a pochi mesi dalle elezioni che dovranno rinnovare presidenza e direttivo del calcio a cinque italiano. Guarda la coincidenza…. Bisogna ricordare che il vero reato è far circolare senza permesso alcuno una telefonata riservata e registrata ad insaputa dell’interlocutore. Quindi se il dirigente pontino o chi per lui ha deciso di tirare fuori la telefonata incriminata a distanza di mesi dalla sua registrazione, senza alcun preavviso e senza alcuna autorizzazione, quale è stato l’obiettivo? A pochi mesi dalle elezioni, si può parlare di coincidenza..? Certamente no…Viene da sorridere, ancora.
La registrazione di una telefonata può avere solo un obiettivo: tenere traccia (magari da utilizzare per fini propri e personali) di dialoghi da riutilizzare in futuro. E’ capitato non solo ai politici, ma anche ad altri dirigenti sportivi come l’AD della Lega Calcio di serie A Luigi De Siervo, che infatti ha percorso le vie legali per tutelarsi da una registrazione di una telefonata privata, divenuta poi pubblica a sua insaputa.
Dunque, a distanza di giorni, dopo che tutti hanno capito che si è trattato di una imboscata del quale il presidente Montemurro è stato vittima, non artefice o corresponsabile, è il caso di tornare alla realtà. E lasciar lavorare in pace un presidente giovane e motivato, capace e ambizioso, capace di dare al calcio a cinque italiano una visibilità, una solidità e una ribalta (dirette Rai e Sky, iniziative a pioggia nella comunicazione, iniziative nelle scuole, maggior coinvolgimento di media e sponsor, crescita del settore femminile, rivalutazione del bilancio…) mai avute prima. Il complotto pre-elettorale è stato veramente di basso profilo: ma sono i fatti a parlare, e i fatti parlano in favore del presidente Andrea Montemurro. Quanto ai falsi scoop e ai danni creati a tavolino alla sua persona, qualcuno ne dovrà rispondere nelle sedi opportune.